Non attività di beneficienza o filantropia, ma una vera e propria attitudine, un’impostazione valoriale a rapportarsi con gli stakeholder, i portatori di interesse interni ed esterni all’azienda: il personale, sindacato, fornitori, clienti, associazioni o le ong. Con l’obiettivo di massimizzare gli utili e acquisire così un vantaggio sui concorrenti. Parliamo della responsabilità sociale d’impresa, o, all’inglese, la “corporate social responsibility” (Csr), cioè l’integrazione di preoccupazioni di natura etica, sociale ed ecologica all’interno della visione strategica d’impresa. Tanti e vari gli strumenti a disposizione. Si va dal bilancio sociale al codice etico, passando per il dialogo con gli stakeholder, il management ambientale e le sponsorizzazioni.
Ma chi si occupa di responsabilità sociale all’interno dell’impresa? Negli ultimi anni si sta delineando la figura del Csr manager, dal triplice ruolo di professionista delle “practices” (ovvero le competenze tecniche per gestire politiche di comunicazione interna e verso il territorio, le attività di formazione del personale e welfare aziendale, per esempio), sensore del cambiamento socio-ambientale (dev’essere aggiornato sulle tendenze e le novità del settore) e promotore del dialogo con gli stakeholder.
Da un’indagine di Altis (Alta scuola ricerca e società) e Isvi (Istituto per i valori d’impresa) su 90 aziende di ogni settore e dimensione, risulta che lo sviluppo della figura del Csr manager è un fenomeno che riguarda gli anni 2000, con tassi di crescita superiori al 30% negli anni 2002, 2003 e 2004. Il suo peso all’interno dell’azienda, dunque, sta crescendo a vista d’occhio, se si considera anche che il 41,1% degli intervistati afferma di avere individuato al proprio interno una persona dedicata al Csr, di solito un dipendente dell’impresa (88,2%).
E la formazione, come avviene? Com’è prevedibile, la maggior parte dei Csr manager ha un background di tipo economico o giuridico. Non mancano tuttavia soggetti con preparazione umanistico-sociologica, soprattutto nelle aziende di piccole e medie dimensioni. A Bologna, Griò produzioni culturali propone corsi di formazione destinati a professionisti o lavoratori di aziende o organizzazioni no profit con lo scopo di diffondere e ampliare quelle competenze solitamente non contemplate nei corsi universitari (http://www.fwdformazione.it/index.html).
La prossima edizione del corso in responsabilità sociale di impresa si svolgerà nella primavera del 2010. Il programma prevede una fase iniziale in cui verranno chiariti i principi della Csr, il suo campo di applicazione e gli effetti da essa determinati; in seguito verranno presentati gli strumenti della Csr (mission e codice etico, stakeholder engagement, bilancio di sostenibilità, SA8000), con una particolare declinazione per quanto riguarda la pubblica amministrazione. A completamento del programma verrà dato adeguato spazio alle attività di auditing e al punto di vista degli stakeholder. Questa scaletta obbedisce ad una particolare esigenza che hanno manifestato i manager della ricerca Altis-Isvi, cioè quella di avere maggiori approfondimenti e informazioni nell’area della pubblicità a valore sociale e delle modalità di dialogo con gli stakeholder.
E per il futuro? Oltre la metà degli intervistati ritiene che la figura del Csr manager sia destinata a crescere nelle imprese italiane. Il profilo sarà quello di un manager part time, che presti particolare attenzione alle relazioni con il personale e le comunità di riferimento, si occupi di management ambientale e si interessi dei sistemi di qualificazione sociale e ambientale adottati dai fornitori.
di GIANLUCA MEZZOFIORE
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