sabato 21 settembre 2013

Tieniti aggiornato

«E’ una bella seccatura – esclamò Edoardo – che ai nostri tempi non si possa imparare niente che duri per tutta la vita. I nostri vecchi si tenevano fermi alle nozioni che avevano ricevuto in gioventù; ma ora noi dobbiamo imparare, ogni cinque anni, se non si vuole restare completamente fuori moda.»
(Johann Wolfang von Goethe - Le affinità elettive, 1809)

…nel 1809 le competenze invecchiavano ogni 5 anni, oggi, probabilmente, 
ogni 5 giorni! TIENITI AGGIORNATO

sabato 6 ottobre 2012

Ciclo di vita del software e modelli di sviluppo

Solo negli anni '70 si inizia 
a sentire l’esigenza di strutturare 
“ingegneristicamente", integrando 
pianificazione controllo e
 sviluppo documentale
Per parlare del ciclo di vita del software dobbiamo partire dall'individuazione delle caratteristiche peculiari di questo “prodotto”. Il software, infatti, non si può paragonare al generico prodotto industriale, in quanto si sviluppa e non si costruisce, e si ingegnerizza ma non si fabbrica. Le sue attività difficilmente si possono inquadrare nell’ambito del operation management. Leggi come si realizza un progetto informatico.
L’ISO/IEC 12207:2008 è uno standard internazionale, che potrebbe definirsi “di prodotto”, in cui si stabilisce  la gestione del ciclo di vita del software, e che si propone come standard di riferimento del settore. È interessante l’input generale che ha voluto dare l’ISO, guardando sia al ciclo di Deming che ai principi di integrazione del software con le strutture che lo accoglieranno. 

Processi informatici
Lo standard definisce tutte le attività svolte nel processo di sviluppo, implementazione e manutenzione del software, e suddivide i processi informatici in tre categorie:
  • Primari: le cinque attività direttamente legate allo sviluppo software (sviluppo, esercizio, manutenzione, fornitori, acquisti);
  • Di supporto: otto attività non legate direttamente allo sviluppo (i processi di qualità, la validazione, gli audit, etc.);
  • Organizzativi: sono quattro ed impattano sugli aspetti manageriali e di gestione.

domenica 29 luglio 2012

Il manager che impara il business dall'arte della spada


«Insegno strana cosa di Samurai. Spiego tecniche per ammazzare gente. Ma se conosci tecnica capisci che applicarla è peggio: sia che muori sia che uccidi. L'arte della spada insegna valore della vita. E' strano: tecnica per ammazzare è importante per vivere». Così dice Kumai Kazuhiko, Maestro di Hoki-Ryu, uno stile di Iaido, la via dell'estrazione, l'arte di estrarre la spada elaborata in Giappone alla fine del XV secolo. A osservarlo sembra il protagonista di una scena digitale. La spada fende lo spazio alla velocità del pensiero. «Durante la pratica dello iaido è come se la mente si distaccasse da ogni stress, come se corpo e spirito si unissero» dice Richard Sung, chief executive della compagnia mineraria Sino Prosper. Sung è uno dei top-manager asiatici che si dedicano allo iado. Un fenomeno così diffuso che il Wall Street Journal Asia gli ha dedicato un articolo: "Affilare la mente con una spada". «Aiuta a mantenersi freddi anche nei momenti di maggior pressione e ti rende un perfezionista» assicura Sung.  «Un giorno senti che quel gesto è stato perfetto. Quello è shin ken, 

mercoledì 25 aprile 2012

SUN TZU, L'Arte della Guerra

Si tratta probabilmente del più antico testo di arte militare esistente (VI secolo a.C. circa). Sono tredici capitoli, ognuno dedicato ad un aspetto della guerra. Ebbe una grande influenza anche nella strategia militare europea. È un compendio i cui consigli si possono applicare, al pari di altre opere della cultura sino-giapponese, a molti aspetti della vita, oltre che alla strategia militare. Ad esempio all'economia e alla conduzione degli affari. Il libro è tuttora usato per la gestione del management di molte aziende di tutto il mondo. il libro di Sun Tzu è stato il trattato di riferimento per strateghi e politici americani da Nixon in poi, fino a coloro che si sono trovati coinvolti nei recenti conflitti dell’Iraq e del Kossovo, nonché per gli agenti del KGB e della CIA. Ma anche le strategie degli yuppies della finanza discendono dai principi di Sun Tzu e Sun Pin proprio perché essi insegnano come gestire in maniera vittoriosa qualsiasi forma di competizione, sia personale che collettiva, in qualsiasi campo (mondo degli affari e marketing, appunto, compresi) pur partendo da una situazione anche di manifesta inferiorità.